domenica 11 marzo 2012

Una lezione dalla Cina: il costo del lavoro non è tutto




"The end of cheap China": questo è il titolo di un articolo apparso sull'Economist ieri in cui si spiega come l'era della Cina conveniente, a bassi prezzi stia volgendo verso la fine.

I motivi sono molteplici, dall'apprezzamento dei terreni alle maggiori regolamentazioni sia della sicurezza sia dell'inquinamento, alle tasse. La ragione principale però è il continuo aumentare del costo del lavoro.

Il salario minimo è cresciuto del 21% alla fine dello scorso settembre, rendendo altri paesi asiatici (Vietnam, Indonesia, Bangladesh) sempre più convenienti dal punto di vista del costo del lavoro.

Nonostante questo, in molti scelgono di rimanere in Cina perchè il paese sta offendo numerosi vantaggi rispetto ai concorrenti più "cheap", come l'incremento della produttività (che va di pari passo con quello dei salari), la vicinanza al boom del mercato domestico (che grazie all'aumento dei salari cresce e continuerà a farlo), la flessibilità degli orari di lavoro e l'efficienza di tutta la catena produttiva cinese (quindi non solo il lavoro).


C' da dire anche che alcune imprese low-tech (quelle che producono magliette, jeans di bassissima qualità e prezzo in cui il prezzo del lavoro è la componente primaria e di fondamentale importanza) hanno già lasciato il paese.

Tutto sommato è molto simile a ciò che abbiamo vissuto noi stessi durante il boom economico del nostro paese, in cui molte imprese venivano qui a produrre, ne nascevano di nuove ed eravamo da tutti temuti. Il problema è che, arrivati al punto in cui sono i cinesi, non ci siamo rinnovati adeguandoci ai cambiamenti del mondo economico anzi, espandendo la spesa pubblica, assumendo troppi lavoratori statali, aumentando la tassazione e il debito ci siamo bloccati (ah dimenticavo, bisogna aggiungere la dilagante corruzione a tutti i livelli di stato e imprese).

La conclusione dell'Economist mi piace:
"The next phase will be interesting: China must innovate or slow down"
Noi non abbiamo innovato e siamo "caduti". I cinesi pare che invece stiano puntando in alto con innovazioni e alta tecnologia. Forse potremo imparare qualche cosa e capire meglio gli errori commessi in passato.

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