mercoledì 11 gennaio 2012

Risposta al prof Piga: Più spesa non è la soluzione anzi è la condanna

Volevo rispondere brevemente al prof. Piga della facoltà di economia di Roma Tor Vegata riguardo queste sue dichiarazioni a Piazzapulita del 29/12/11. Qui sotto il video:



La soluzione alla recessione, alla crisi di domanda che abbiamo, secondo Piga, è un maggior intervento dello Stato che si sostituirebbe ai consumatori (e alle imprese) che non comprano più, spendendo soldi acquistando beni, riparando strade, opere artistiche etc. Tutto questo non a debito, ma aumentando la tassazione.
Ricordando l'identità keynesiana: Y = C + G + I + (X − M), dove Y è il PIL, C sono i consumi finali, G è la spesa dello stato, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni, ad un calo di C, interviene lo Stato aumentando G in questo modo Y non cala (anzi, se G cresce di più di quanto C diminuisce Y aumenta).

E' una soluzione? Sì, ma non è applicabile oggi e in ogni caso non risolverebbe il problema.

Se è vera tutta la prima parte del discorso che fa (sulla svalutazione, recessione e crisi di domanda, abolizioni dei privilegi che scateneranno le proteste dei privilegiati) e che condivido, al seconda (descritta sopra) no.

Questa crisi è dovuta principalmente al debito che lo Stato ha creato negli anni spedendo soldi malamente coprendoli con a) più tassazione e b) debiti appunto.

La soluzione a ciò può essere più Stato e più spesa pubblica? Ovviamente no!

Più spesa pubblica vuol dire o più debito (ed è da escludere, a questi tassi poi) oppure con più tassazione (che è ciò che il prof sostiene). Consideriamo quindi la seconda ipotesi.

Nell'identità esposta sopra, bisogna spendere due parola sulla componente C. Il consumo è composto da sostanzialmente due grandi variabili: il reddito (Ym) e le tasse (T). Il primo dipende dal salario monetario e dall'occupazione, il secondo dalla tassazione presente.
In formule sarebbe C = c(Ym - T), quindi più T è alta e meno C sarà grande. Aumentando le tasse come sostiene il professore (per far sì di aumentare la spesa pubblica G) si andrà a diminuire la componente C (in quanto il reddito spendibile sarà minore).


Altra considerazione doverosa: aumentare la pressione fiscale in un paese in cui è già ad un livello folle non farà altro che 1) mandare ancora più in difficoltà (leggi: far fallire) tutte quelle imprese che sono già alla canna del gas e 2) aumentare ancora di più l'evasione fiscale (il perchè l'ho spiegato qui).

Ci sono poi da aggiungere (per quanto riguarda il caso italiano) due cose non di poco conto. Prima di tutto lo Stato Italiano attualmente ha debiti verso le imprese per importo di 70 miliardi di euro (secondo Confindustria), quindi come può spendere altri soldi se non riesce nemmeno a pagare queste imprese.
Secondo, più spesa pubblica sostenuta da maggior tasse è ciò che Berlusconi ha fatto negli 8 anni del suo governo: i risultati ce li abbiamo davanti agli occhi tutti.
Sarebbe una soluzione semplice ed indolore, ma non è attuabile. E' invece la riduzione della pressione fiscale (che ha gli stessi effetti di un aumento di G sul reddito) la soluzione, preceduta da un taglio della spesa inefficiente e dalle liberalizzazioni, la chiave per il rilancio sia della crescita (magari non domani, ma già dal prossimo anno) sia soprattutto della fiducia di consumatori, imprese e banche che è venuta a mancare e che verrebbe ancor di più a mancare con la soluzione proposta dal professore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma questo è uno di quelli che siccome la gente tiene i soldi sotto il materasso bisogna prenderglieli tramite tasse e cominciare a finanziare riempitori/svuotatori di buche?
Se la gente non tenesse effettivamente pile di banconote sotto al cuscino tutto quello che starebbe proponendo è di eliminare consumo privato per creare consumo pubblico, e a meno di inventarsi qualche vodoo multiplier della spesa pubblica rispetto a quella privata, non si capisce bene quale sarebbe l'effetto netto macro...

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