lunedì 31 gennaio 2011

Perchè il caso Ruby fa comodo a Silvio Berlusconi



In questi ultimi mesi si sta parlando ovunque del caso Berlusconi-Ruby di cui oramai credo tutti sappiate tutto. Su questo blog non ne ho parlato ultimamente (in maniera diretta) volutamente proprio perchè il web pullula di materiale sulla vicenda.

Con questo articolo (e uno mio successivo) io e Sergio proponiamo una possibile visione alternativa (ma neanche troppo) del quadro.

Come detto il caso Ruby-Minetti sta occupando gran parte dello spazio cartaceo, televisivo ed internettiano da dopo il voto di sfiducia dello scorso dicembre. Questo se da una parte danneggia il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dall'altra lo favorisce, in quanto essendo concentrati su questo tema, gli altri vengono chiusi nel cassetto e dimenticati.

Dal punto di vista giornalistico, non si può non parlare del caso del giorno, altrimenti si passa per pseudo intellettuali mentre invece, se del caso del giorno si fanno opinioni approfondite, si passa per uno arguto, saggio, ben informato sui fatti e che informa la gente degli stessi.
Il problema è che tutto questo ha fatto passare in secondo piano il caso mills e mediatrade più gravi e la condanna di Dell'Utri ad esempio: in pratica è stato una specie di toccasana per Berlusconi (potrete trovare tutti i procedimenti giudiziari a suo carico qui) .

Se venisse condannato per prostituzione invece che per corruzione e se c'è un processo in corso (il "Rubygate" appunto) l'altro è destinato ad essere dilungato e quindi finirebbe molto probabilmente in
Per la prostituzione si puo sempre parlare di malattia, come il non essere in grado di intendere e volere. La sessualità può essere vista come una malattia mentre la concussione no.

Gli avvocati potrebbero puntare su quello: l'importante per loro sarà solo dimostrare che non è stato a letto con lei da minorenne.
Di ciò se ne è parlato anche Kalispera, un programma che sicuramente è Pro premier (in pratica è l'ufficio stampa).

Berlusconi ha voluto, volutamente mettere carne al fuoco e continuare ad alimentarlo invece che cercare di soffiare per spegnerlo (tenendo presente che chi guarda Kalispera è quello zoccolo di persone che lo ha sempre votato a prescindere), cavalcando l'onda del povero imprenditore perseguitato dalla magistratura per essersi arricchito ed aver intrapreso la carriera politica.
Siccome lui è un venditore di pubblicità, fa suo il primo motto della pubblicità: parlatene bene, parlatene male, ma parlatene e cosi il prodotto vende o per lo meno crea una cortina di fumo sui altri cose. Questo è ciò che sta accadendo.

Andando più a fondo, dal punto di vista penale se Berlusconi venisse giudicato colpevole nel caso Ruby&company, sarebbe condannato per reato di (fonte) atti sessuali "prezzolati" con minori (violazione della legge numero 38 del 2006: “Chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164”) e per reato di "Concussione" (articolo 317 del codice penale nella sua formulazione approvata con la legge 26 aprile 1990: “Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”).

Gli avvocati, se messi alle strette, punteranno al primo, come detto in precedenza.

Molto poco in confronto a tutti gli altri processi che sono a carico del premier (solo per il processo Mills, rischierebbe una condanna a sei anni in primo grado) e che, grazie a tutti gli slittamenti, finirebbero in prescrizione, salvandolo una volta per tutte, senza essere giudicato.

venerdì 28 gennaio 2011

Perchè il debito italiano preoccupa più degli altri?





Mi capita di leggere a volte di persone che tutto sommato non si dicono preoccupate dall'enorme debito dell'Italia in quanto vi sono altri paesi che, nonostante un debito più alto, stanno meglio di noi, non fallisco e via dicendo.

Il discorso qui è su due livelli:

  1. Valore del debito: questo è abbastanza facile da contestare. Sarebbe come dire: Tizio ha un debito di 10000 euro, Caio di 5000. Dice ben poco su chi sia messo peggio dei due, anche se per questi signori il primo è in una posizione peggiore. Se ad esempio Tizio prende 10000 euro al mese, e Caio è disoccupato da 1 anno, la situazione cambia di molto: il primo debito è pagabilissimo, mentre il secondo è un macigno. Per questo il solo valore del debito è incompleto e non può essere usato come paragone
  2. Valore del debito rapportato al PIL: questo è l'indicatore più utilizzato ed è quello che discuterò in questo articolo

Debito/PIL. In estrema sintesi, il rapporto è tale in quanto il PIL è la misura con cui si stima la ricchezza prodotta, la quale andrà a ricoprire il debito nel tempo.
L'errore comune che si commette è quello di fermarsi al numero, senza analizzarne i vari aspetti. Tralasciando l'avanzo-disavanzo primario, cerchiamo di spiegare perchè il debito italiano sia meno sicuro e più preoccupante rispetto a quello di altri paesi.

Per prima cosa il rapporto Debito/Pil è ben oltre il 100%, quindi teoricamente, l'Italia non è in grado ad oggi di ripagare i debiti che ha contratto.


Secondo, più della metà di questo debito è in mano a creditori esteri e non nazionali, a differenza di numeroso altri paesi (Giappone ad esempio) in cui buona parte se non quasi tutta la totalità del debito è in mano a cittadini nazionali (Giapponesi nel caso del Giappone). Avendo creditori nazionali, il paese debitore non viene messo sotto pressione da essi.

Terza cosa, la finalità di questi debiti: in Italia c'è corruzione, ci sono spese inutili per mantenere posti di lavoro non produttivi (uguale: forza produttiva sprecata e soldi buttati nel cesso, sui quali paghiamo interessi), mentre negli altri paesi vengono utilizzati per la ricerca, la tecnologia, servizi all'avanguardia, politiche di sostegno reali che consentiranno un recupero in futuro della spesa. Gli altri hanno investito, noi abbiamo sprecato.

Quarta cosa, la situazione politica.economica: non credo ci sa molto da dire, in quanto qui da noi abbiamo corruzione ovunque, democrazia di fatto limitata, bassa concorrenza causata da monopoli, crescita bassissima, alta disoccupazione, spesa per le pensioni rapporta al Pil altissima (pari a circa il 14% nel 2005) ed in costante aumento negli ultimi 20 anni (prima non ho i dati), potere sindacale elevato (ehm..Fiom), non sovranità monetaria (il Giappone ce l'ha ad esempio, ma questo è, nel nostro caso, il problema minore e là la situazione è un po' diversa che però non vado ad analizzare qui) .

Quinta ma non ultima, il margine di manovra: la pressione fiscale in Italia è talmente alta che non è possibile aumentare le tasse per ottenere maggiori introiti fiscali a sostegno della spesa pubblica, a differenza degli altri paesi in cui questo margine c'è (ma per adesso non viene utilizzato).

lunedì 24 gennaio 2011

Un commento sulla Marcegaglia di ieri a "Che Tempo Fa" da Fazio


Prima Parte dell'intervista




Dell'intervista di ieri fatta da Fabio Fazio alla presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia mi sono rimaste impresse tre cose:

  1. Immobilismo da sei mesi del Governo: vorrei sarpere che cosa pensa degli altri mesi di governo. Se non lo sa, l'Italia è ferma da 10 anni, non da 6 mesi
  2. Simpatia per Tremonti: perchè? Forse, appoggiandolo, spera di ricevere altri aiuti da parte del governo? Vogliamo aumentare ancora al spesa?
  3. Zerbinismo Faziano: perchè Fazio non ha chiesto queste due cose?
Qual è poi l'idea politico-economica reale che ha in mente la nostra Emma? Cosa vuole? E cosa vuole fare per rilanciare le aziende?
Perchè gli industriali e gli imprenditori si fanno rappresentare ancora da lei?

Infine...perchè Fazio, che è comunista dichiarato, non fa domande scomode nemmeno ai capitalisti di destra?



fonte immagine

martedì 18 gennaio 2011

I politici e il breve termine



Nono tranquilli, non sto augurando ai politici di morire presto. Il tema è più economico e riguarda il fatto che il politico medio fa politica tenendo conto del breve termine (economicamente parlando) tralasciando spesso le conseguenze del medio e soprattutto lungo termine.

Il motivo per cui i politici sono spinti a fare questo ragionamento è molto semplice: politiche economiche (e non) di breve termine fanno guadagnare fama e quindi voti. In democrazia i voti sono tutto, quindi si attuano politiche di breve termine per "comprarsi" voti.

Con questo non voglio dire di essere contro alle politiche economiche di breve termine (si aprirebbe un dibattito lunghissimo ed infinito e chi studia/ha studiato economia lo sa), ma sono contro a queste se fatte per questo scopo politico/elettorale.

Andando ad analizzare i politici e le varie politiche utilizzate, possiamo renderci conto che ciò che dico è vero per la maggior parte dei casi.
Pensiamo a tutte quelle riforme attuate negli anni 70-80-90 dall'allora clsse dirigente: pensiamo alle riforme pensionistiche, alle assunzioni a go go di dipendenti statali e alle costruzioni inutili. Sono politiche nel breve termine portano crescita del PIL (come ho già dimostrato), benessere e lasciano i cittadini belli felici, che quindi ti rivotano (ricordate il dominio democristiano?) e pure tu, politico, sei felice (e puoi sfruttare gli anni di governo anche a tuo vantaggio).

Ovviamente anche la pressione fiscale rimase bassa, avendo come conseguenza l'aumento del debito (se non ci sono entrate, le spese si finanziano a debito) salvo poi farla crescere obbligatoriamente per evitare il fallimento.
La pressione fiscale crebbe per quale motivo? Semplice, per non tagliare la spesa pubblica! Quello, che doveva essere il provvedimento da prendere, era molto più dannoso per l'immagine politica (aumentare le tasse è male, ma licenziare è da delinquenti qui in Italia), quindi non buono per il politico che vuole essere rieletto.

Spero che, visti i precedenti e a cosa essi ci hanno portati, che da qui in avanti, le politiche di breve termine siano affiancante da prospettive di medio lungo termine, così da poter valutare le successive conseguenze ed eventuali modifiche



domenica 16 gennaio 2011

Referendum Mirafiori: un sì per il futuro



Come tutti credo sappiate, nel referendum di Mirafiori ha vinto il SI', quindi verranno applicate tutte quelle condizioni volute da Marchionne per far sì che FIAT rimanga lì a produrre anche nel futuro con ingenti investimenti.
Su Termometro Politico potete trovare tutti i dati precisi su chi ha votato il NO e chi invece il SI' con le motivazioni.

Come avrete capito dal titolo, io sono contento della vittoria dei sì, per il semplice motivo che in una prospettiva futura, questa era la scelta giusta da fare.
Sono d'accordo sul fatto che la votazione era messa quasi come ricatto, ma un ricatto realista: ponendo come vittoria il no, se la FIAT non se fosse andata nell'immediato per scelta, lo avrebbe fatto nel futuro per obbligo o per fallimento. La differenza è che dopo sarebbe stato troppo tardi, e l'Italia probabilmente sarebbe arrivata al capolinea per davvero.

Questa è un'opportunità: se verrà sfruttata bene, i sacrifici imposti ad impiegati ed operai verranno ripagati in futuro non solamente a loro, ma all'Italia tutta, grazie agli investimenti sia dell'azienda torinese (che, crescendo, aumenterà gli stipendi, il potere d'acquisto e come conseguenza di tutto ciò, del PIL, giovando a tutti) e dai possibili investitori esteri (altri Marchionne) che porterebbero miliardi di euro nel nostro paese.

Fortunatamente non sono solo io (esclusi i guru dell'economia) a pensare questo, come potete leggere da questa lettera inviata a Pietro Ichino da una giovane precaria.

Non è poi solo una questione, come dire, filosofica, ma è stata provata da uno studio fatto da due grandi economisti, ovvero dal modello di Shapiro e Stiglitz (sì, proprio l'amico di Beppe Grillo) (1984), come scritto in questo articolo su Lavoce.info. A livello macroeconomico infatti (cito):

Per “contratto Fiat” intendo questo: inizialmente, l’impresa introduce un meccanismo di disciplina che riduce le pause di lavoro e prevede controlli più severi per congedi, malattie e assenze. In un secondo tempo, l’impresa effettua investimenti produttivi che aumentano la produttività del lavoro. Il primo effetto del nuovo contratto è di rendere più facile scovare il lavoratore assenteista, per il quale il rischio del licenziamento aumenta: dunque è sufficiente un salario più basso per convincere i lavoratori a essere produttivi senza rischiare il licenziamento. Risultato: si indebolisce la posizione contrattuale dei lavoratori e il salario reale si riduce. Ciò rende più conveniente all’impresa assumere nuovi lavoratori. Dunque nel breve periodo, l’occupazione cresce e i salari reali calano.
In un secondo tempo, gli investimenti della Fiat accrescono la produttività del lavoro, permettendo all’impresa di pagare un salario maggiore a parità di occupati. La domanda di lavoro da parte dell’impresa aumenta: questo effetto produce una ulteriore crescita dell’occupazione e porta ora anche a un aumento del salario reale.
Conclusione: è ragionevole pensare che il nuovo contratto comporterà un aumento dell’occupazione, sia nel breve che nel medio termine, mentre la riduzione del salario reale, dovuta al peggioramento della posizione contrattuale dei lavoratori, sarà transitoria e tenderà a essere riassorbita quando verranno effettuati i nuovi investimenti.
Segnalo inoltre l'articolo apparso su ChicagoBlog scritto da Oscar Giannino, il quale manifesta una certa preoccupazione per la quantità dei "NO", oltre ad evidenziare la "pericolosità" della Fiom in quanto fa da muro agli sviluppi necessari per l'azienda.



Detto ciò, aggiungo che, secondo me, bisogna affiancare a questa "riforma" una serie di cambiamenti sociali, politici e strutturali per far sì che veramente tanti investitori stranieri vengano in Italia.
Fino a quando ci saranno al potere politici che si fanno leggi ad personam (e chi, oggi, non ammette questo, o è un bugiardo, o è scemo), avremo un insieme di servizi di comunicazione e trasporti scadente, corruzione e una pressione fiscale impossibile (senza poi la contropartita dei servizi), anche con questo nuovo contratto la vedo più dura.


sabato 15 gennaio 2011

Sperando che certa gente ridicola non vada a votare





(fonte)


Mentre cercavo delle informazioni per una mia amica che abita in Francia (aveva bisogno di alcune statistiche riguardo gli italiani e l'opinione che abbiamo della politica e dei politici), mi sono imbattutto in un articolo interessante che parla proprio del rapporto italiani-politica. I dati sono ufficiali presi dall'Istat (Marzo 2010 quindi non recentissimi, ma la situazione è rimasta tale, se non peggiorata).

Cito:

Passa dal 60,7% del 1999 al 66,4% del 2009 la quota di chi non s’informa per mancanza di interesse

Maggiore la sfiducia tra le donne, soprattutto al sud, dove la quota di chi dichiara di non informarsi di politica è addirittura raddoppiata nel decennio che va dal 1999 al 2009.

Non solo sfiducia e disinteresse: il 13,8% dei cittadini interpellati considera la politica troppo complicata e il 6,2% non ha tempo.

Questi sono i dati che mi hanno più preoccupato (non colpito...me lo aspettavo, ma non così grave).

Che la politica sia complicata sono d'accordo...ma se è troppo complicata significa che i cittadini non sono in grado di capirla, e quindi di votare sapendo COSA stanno decidendo con il loro voto.

Ridicoli quelli che si giustificano dicendo che non hanno interesse o fiducia (dipende dal perchè qui) e quindi non si informano. La democrazia implica come colonna portante l'interesse del popolo per la nazione. Se questo manca, perchè siamo ancora in democrazia?


Su quelli che invece non hanno tempo non saprei cosa dire: alcuni sono ancora più ridicoli dei precedenti (e valgono le stesse considerazioni..se non hai tempo, ti prego, NON votare), altri li capisco: fra lavoro e famiglia ci sta che decidano di trascorrere il poco tempo residuo a fare altro.

Nonostante quello che dicono, io penso che buona parte degli interpellati non seguano la politica perchè...non hanno voglia...sfiducia, mancanza di tempo e altre balle simili servono per dire quello.

La politica non piace, è difficile ed è inutile...Meglio guardare le vicende drammatiche ridicolizzate allo spettacolo di ragazze scomparse, Grande Fratello 11, Amici, Trasformat, Mistero, Kalispera.....


venerdì 14 gennaio 2011

Debito Pubblico




3.620.825.000.000.000. Tre Milioni seicentoventimila ottocentoventicinque miliardi Di vecchie Lire, Quasi 4 milioni di miliardi. Beh questo è il debito pubblico Italiano cioè soldi che dobbiamo dare a qualcuno? Praticamente sono 60 milioni di vecchie lire che ognuno di noi ha verso un non precisato qualcuno. Beh io non li ho fatti di sicuro a me come a molti è stato chiesto di pagare tutto ... se molti di questi soldi sono serviti ad acquistare materie prime energetiche beh le abbiamo pagate, se sono servite a costruire autostrade e ponti, con i pedaggi e le tasse dovremmo averli rimborsati, se sono serviti ad acquistare cibo, beh lo abbiamo pagato. Forse e lo dico in modo ironico solo che vive piu di 75 anni aggrava il debito pensionistico, ma non ne sono sicuro in quanto se ha lavorato per 40 anni un po di contributi li ha versati, probabilmente non quanto ne percepirà. ( ma sono pochi casi ) La sanità? Forse ha creato questa voragine? Tutti curati gratis, ma anche in questo caso chi lavora un minimo per la sanità lo versa. E allora da dove arriva questa enorme voragine, per mantenere luci nelle città? Qualche apparato governativo come la guerra, ve che se ogni italiano 60 milioni di italiani ha 60 milioni di vecchie lire o 30.000 euro circa di debito pubblico che non ha fatto di sicuro chiunque ha governato non lo ha fatto bene, non ha gestito i ricavi e le spese, e questo è la prima regola affinché una ditta possa reggersi, ora di questi miliardi di lire o milioni di euro anni li paghiamo per gli interessi sul debito e allora, fino a quando questo è fattibile, se non riusciamo a rendere neanche gli interessi, la domande sono fino a quando possiamo indebitarci e fino a quando ce lo permetteranno? I debiti li manteniamo emettendo bot e titoli di stato e quando questi verranno a ritirarli dove li prenderemo i soldi per pagare? E in mano a chi sono questi Bot? Sembra un discorso astratto, perché si può pensare che le nazioni non possano fallire, ma possono, possono, e quando accade sarà tragedia. Perché chiunque ha governato, governi o governerà non risolverà questi problemi, i propri si a quanto pare, ( lo stipendio che percepiscono dal popolo Italiano ) gli permette di vivere agiatamente. Non è una cosa che si potrà protrarre a lungo, e io personalmente credo che come tutte le epoche e tutti gli imperi anche questo basato su borse listini pil e cose fittizie è destinato a essere soppiantato, mi auguro in meglio.

lunedì 10 gennaio 2011

Proposte di legge che secondo me servirebbero all'Italia




(fonte immagine)

Come l'anno scorso, riporto anche quest'anno quelle che, a mio parere, dovrebbero essere le riforme da fare per questo paese.

Premessa importante: buona parte di queste possibili riforme sono vera e propria utopia, perchè la gente non le capirebbe e i politici ovviamente non le farebbero per non perdere voti.

1) Riduzione spesa pubblica, LICENZIANDO IMMEDIATAMENTE tutti quei dipendenti oggettivamente inutili e scansafatiche presenti nella pubblica amministrazione, soprattutto nel Sud Italia (in cui sono presenti il maggior numero, chissà come mai, di dipendent pubblici), ovviamente imponendo il divieto assoluto di assunzione in ambito pubblico di dipendenti, come invece è avvenuto in Sicilia qualche giorno fa.

2) Indagini, con successivi divieti, sempre nell'ambito pubblico sugli sprechi vigenti sempre nelle amministrazioni pubbliche, come nei parchi nazionali (ad esempio).

3) Riduzione delle imposte fiscali: ragazzi, siamo fra i più alti al mondo e in cambio abbiamo servizi che fanno pietà, veramente pietà, soprattutto in proporzione a quanto paghiamo.

4) Riduzione delle imposte per le imprese che investono qui in Italia. Basta con i sussidi alla domanda, bisogna incentivare l'offerta riducendo i costi di essa.

5) Riformare le pensioni: qui le possibilità sono molte, fra cui la privatizzazione simil Cile (che però dovrei approfondire meglio. Da quel poco che ho letto in giro per il web, mi pare che sia una buona soluzione). Di sicuro ridurrei la pensione a coloro i quali hanno goduto delle pazzie fatte negli anni 60-70-80 e inizi 90 dai politici che, per comprarsi i voti, riducevano gli anni lavorativi a go-go dei dipendenti pubblici (oltre alle assunzioni alla cieca). Di sicuro, l'età pensionabile verrà alzata. Mi dispiace..si allunga la vita, purtroppo questo porta con se anche gli svantaggi (evitabili con uan gestione più oculata nel passato).

6) Privatizzazione della RAI: basta un canale come ad esempio in Inghilterra. Gli altri (frequenze intendo) si vendono a privati (con una regolamentazione ovviamente...non tutte ad una persona).

7) Minor potere sindacale: i sindacati, mi dispiace, hanno troppo peso e potere, soprattutto nel settore pubblico. E' impossibile licenziare un dipendente pubblico, e ora anche nel privato è molto, troppo difficile. Questo, cari miei, è uno dei fattori che impedisce alle aziende di assumere a tempo indeterminato i lavoratori, soprattutto giovani.

8) Controlli sui suddisi vari dati (anche qui, sud docet)

9) Privatizzare le Poste

10) Riduzione della spese per la politica e tutto ciò che è affine ad essa (non solo quindi stipendi parlamentari)


Oltre a queste, vi sono le oramai classiche proposte: riduzione numero e stipendi parlamentari, abolizione delle province, accorpamento dei comuni e federalismo fiscale bastato sui risultati raggiunti dalle migliori regioni e dai migliori comuni (con ovviamente una regolazione in base alle varie risorse).

Queste sono proposte molto generiche che devono essere approfondite e discusse. Nel corso dell'anno vi saranno articoli che andranno bene o male a spiegare meglio e giustificare queste.


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giovedì 6 gennaio 2011

Perchè il terremoto non aumenta il PIL



Scrivo questo articolo per fare una precisazione su di un tema che è ricorrente, soprattutto su internet, che riguarda il PIL. Alcuna gente sostiene che l'incidente stradale, il crollo di una casa, il terremoto siano "fattori stimolanti" per la crescita del PIL. Prendo come esempio l'ultimo, visto che è il più citato (anche Sergio lo cita nel suo articolo, anche se in un certo modo che andrò a spiegare).

Il terremoto è vero che inizialmente potrebbe alzare il PIL (ed è per questo che viene citato), però è comunque un danno, e sul medio-lungo periodo anche il PIL ne risente. Distruggendo case, scuole, stazioni, ospedali, macchine etc etc, esso impoverisce sia lo Stato, sia le persone (ovvero i consumatori), sia le stesse aziende della zone che vengono colpite!

Vi inviterei pertanto a leggervi l'articolo che scrissi qualche tempo fa intitolato "The Broken Window Fallancy", teoria che spiega bene questo concetto.

Pensiamoci un attimo: se così fosse, i paesi più poveri, devastati da catastrofi naturali, incidenti, criminalità dovrebbero avere un PIL altissimo e con un tasso di crescita enorme, cosa invece non vera. Un esempio può essere Haiti, nazione cresciuta di meno negli ultimi 10 anni.
L'aumento possibile del PIL si ha per la Spesa sostenuta dallo Stato per le riparazioni. Questa spesa è però possibile aumentando il debito pubblico, cosa assolutamente non positiva come Greci (e anche Italiani) sanno. Maggior debito pubblico comporta un risanamento dei conti a medio-lungo andare, ovvero tasse più alte e tagli al settore pubblico= impoverimento della gente = diminuzione di PIL.


Un altro esempio può essere l'incidente con l'automobile: per ripararla, ti indebiti..per poi riparare quel debito, dovrai pagare, oltre ai soldi chiesti (che hai usato per riparare la macchina, rinunciando quindi ad un altro acquisto), gli interessi, e quindi più soldi = più impoverimento = meno reddito = meno PIL.

Nulla che danneggi la società favorisce la crescita di quella stessa società, è bene ricordarlo.

lunedì 3 gennaio 2011

Fini dalla Camera nel Cestino




(clicca per aprire l'immagine)





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