domenica 1 maggio 2011

Consumi in calo, risparmio in calo e inflazione: si mette molto male per gli italiani



Periodo molto difficile per gli italiani e continuerà ad esserlo guardando i dati. La ripresa stenta ad esserci e tutto ciò non fa altro che aumentare il divario fra noi e gli altri paesi (che già si stava delineando nel periodo pre crisi).

Vorrei proporvi un confronto di qualche dato riguardante le famiglie italiane per inquadrare meglio la situazione.

Questo è il grafico riguardante la propensione al risparmio delle famiglie (dati Istat):

Come potete notare, la propensione al risparmio delle famiglie (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) nel 2002 era circa il 18%, mentre nel 2010 si attesta circa al 12%.

Interessante anche uno studio di Confcommercio:

Secondo l'Ufficio Studi Confcommercio, in 20 anni il risparmio complessivo si è ridotto di circa 20 miliardi di euro. Se all’inizio del periodo per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23, oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di 10. [...]
La ragione di questa contrazione, purtroppo, è tutta dentro la prolungata riduzione del reddito disponibile delle famiglie. La gravità della stagnazione dei redditi nel periodo pre-recessione e la profondità della caduta dei redditi durante la recessione del biennio 2008-2009 si vedono meglio, dunque, attraverso la lettura delle statistiche sul risparmio rispetto a quanto emerge dalle valutazioni sulle dinamiche dei consumi. La dinamica del reddito resta comunque una determinate fondamentale. Come ci si può attendere, data la crescita della popolazione e la riduzione della propensione al risparmio, se i consumi pro capite in termini reali nel 2010 sono tornati ai livelli del 1999, il risparmio reale pro capite risulta inferiore ai livelli dei primi anni novanta, mostrando una riduzione percentuale di quasi il 60%.


Se da una parte il risparmio cala (e di molto), dall'altra i consumi stentano a ripartire. I dati del biennio 2008-2009 sono chiari:

”Con una riduzione media annua del 2,1% nel biennio 2008-2009, – scrive Confcommercio nel rapporto sui consumi 2010 – i consumi pro capite tornano ai livelli di dieci anni fa, ma le famiglie italiane, nonostante il perdurare della crisi e la riduzione del reddito disponibile, si sono dimostrate vitali e reattive: meno sprechi, più attenzione al rapporto qualità-prezzo e ricorso anche a quote di risparmi è stato, infatti, il comportamento di spesa adottato per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi”

Anche nel biennio 2009-2010 la situazione non è megliorata: i consumi hanno segnato solo un +0.7% (nel biennio 2005-2006 erano a +1.3%).

A differenza degli ultimi anni, quest'anno dobbiamo affrontare, oltre ad una crescita molto a rilento, bassa occupazione (soprattutto giovanile) e altra disoccupazione, anche l'inflazione, pari al 2.5% e molto probabilmente in aumento a causa degli aumenti dei beni alimentari, imposte e petrolio (benzina).



La conclusione è semplice ma importante: se il risparmio cala e i consumi di conseguenza calano, i soldi che vengono spesi sono frutto non solo del reddito ma anche di finanziamenti (e quindi sono spesi a debito) e di risparmi (da qui l'erosione del risparmio).

Questi non sono però abbastanza: i risparmi utilizzati non creano occupazione perchè non sono acquisti in più che la famiglia fa, ma servono a coprire (magari non tutte) le spese che prima venivano coperte solo con il reddito da lavoro.
I pochi investimenti poi che si fanno riguardano per la maggiore la casa:

Confcommercio ha infatti cercato di prevedere quali possano essere nel futuro i comportamenti delle famiglie, attraverso una ricerca in collaborazione con il Censis. Anche nei prossimi anni non c’è da aspettarsi grandi cambiamenti, con la preferenza verso investimenti immobiliari o liquidità. Un italiano su 3 (il 31,7%) dichiara infatti che indirizzerebbe i risparmi in immobili, contro il 29,5% che preferirebbe invece conservare la liquidità sul conto corrente.
Questo contribuisce a spiegare i prezzi alti (più alti rispetto agli altri paesi) delle nostre case. Il problema è che non vi è molto investimento nelle imprese, infatti è uno dei temi in cui si sta discutendo (vedi qui ad esempio) per cercare di migliorare questo fattore importante.



La ripresa in Italia avviene molto lentamente e questi dati sono un'ulteriore conferma di ciò. Considerate le prospettive (inflazione, disoccupazione/occupazione stabile, basso aumento dei redditi. maggiore pressione fiscale) la strada è ancora molto lunga e ci vorranno riforme serie e coraggiose per invertire la rotta.

Non bastano incentivi populisti e intimazioni a spendere e comprare di più.


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