lunedì 30 maggio 2011

Una speranza ora c'è



I risultati dei ballottaggi 2011 sono stati sorpredenti: PDL e company sono stati letteralmente DISTRUTTI e BOCCIATI dal popolo italiano.

Mi vien da dire: ERA ANCHE ORA!!!

Nonostante non condivida molti dei programmi di sinistra, sono contento che questa non politica fatta da Berlusconi contro i giudici, i magistrati, le toghe rosse ect etc portata a livello internazionale dopo averne ufficialmente parlato con Obama, unita agli scandali Ruby-Arcore e ad una crisi dell'Italia tutta che dura da oramai 10 anni (se non di più) sia stata finalmente rifiutata dal popolo.

Vedremo ora gli sviluppi di tutto ciò.


domenica 29 maggio 2011

Il risveglio dal coma della Marcegaglia





Marcegaglia: «Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci»



Emma Marcegaglia MILANO - C'è un «mito da sfatare» e cioè quello che «l'Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi». L'Italia «ha già vissuto il suo decennio perduto» in termini di «minore competitività» e di «mancata crescita». Ora «dobbiamo muoverci in fretta. Il tempo è un fattore discriminante». Questo il monito del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assemblea annuale degli imprenditori. «Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci. I concorrenti non stanno lì a guardare e le speranze dei giovani non aspettano», aggiunge Marcegaglia. Dall'assemblea annuale di Confindustria la presidente poi avverte: «In un momento così noi saremo pronti a a batterci per l'Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio». E infine aggiunge: «Lo Stato? Fa troppo».

Queste le dichiarazioni di Emma Marcegaglia. In sintesi, accusa i politici, il governo, la maggioranza, Berlusconi&Tremonti che non hanno fatto quasi nulla e quel poco è stato fatto pure male.


Queste cose alcuni le dicono da anni, che faceva nel mentre la Marcegaglia? Era in coma? No perchè lei è un po' di tempo che è leader di Confindustria ed è la stessa che, ad esempio, voleva Tremonti come premier (gennaio 2011) (e più statalista di lui...), nel mentre però riteneva insufficiente l'operato del governo negli ultimi 6 mesi (e non negli ultimi 10 anni ..) e dichiarava la fiducia nel governo (agosto 2010).


Il paese va male da molto tempo e finalmente anche lei ha avuto il coraggio di ammettere ciò, risvegliandosi dal coma.
Non è che pure lei si sta approfittando del cavalier ferito?

giovedì 26 maggio 2011

La confusione degli italiani sul libero mercato

Che gli italiani siano un popolo un po' strano e confuso (per non dire stupido) all'estero è abbastanza palese soprattutto negli ultimi anni grazie anche alle performances del nostro Presidente del Consiglio.

Questi sono i dati sull'opinione pubblica riguardo il libero mercato:



Il 21-22% crede fermamente nel libero mercato, mentre il 62% ha una credenza buona (non saprei cme tradurre somewhat).


Mi piacerebbe capire, premesso che gli italiani sappiano cosa sia e cosa si intenda per libero mercato, il perchè votino Berlusconi da 10 anni oramai, abbiano fiducia nel ministro Tremonti oppure, ad esempio, perchè i milanesi abbiano votato la Moratti o peggio ancora Pisapia.

Se qualcuno mi sa rispondere...


martedì 24 maggio 2011

Diffidate da chi attacca il cavalier ferito



Berlusconi sta vivendo la crisi più grave da quando è entrato in politica, questo oramai è innegabile. Anche Bossi si è accorto di ciò, difatti batte cassa con le richieste (ministeri a Roma ad esempio), mentre altri abbandonano la nave che affonda come la Biancofiore (ve la ricorderete per le dichiarazioni dopo la morte di Bin Laden).

All'esterno della maggioranza, sembra che tutti si stiano risvegliando da un coma lungo anni: il PD torna all'attacco rinvigorito dalla inaspettata vittoria alle amministrative; FLI, UDC e company, nonostante la batosta presa, sono ottimisti; Di Pietro penso sia l'uomo più felice sulla terra in questo momento.

Accanto a questi, vi sono però altre cariche che stanno esprimendo il proprio parere:

Silvio Berlusconi è sempre più solo. E chi, fino a ieri, teneva un basso profilo, ora esce allo scoperto e tira bordate al Cavaliere. E così la giornata di oggi manda in archivio tre sberle non indifferenti. Nel pomeriggio inizia il presidente della Cei il cardinal Angelo Bagnasco che definisce “inguardabile” la politica di oggi, ridotta “a recita scontata e noiosa”. Bagnasco non lo dice, ma appare evidente il riferimento ai toni barricaderi che tra Napoli e Milano tengono in scacco i ballottaggi di questo fine settimana. Parole anticipate da quelle di Giorgio Napolitano che in mattinata rileva un grado troppo alto di “partigianeria” nel dibattito. La cronaca è stringente. E così poche ore dopo, tocca all’ex presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo gettare benzina sul fuoco delle critiche. “Il centrodestra ha scelto la strada di una guerra civile a bassa intensità”. Parole che inquietano e che riportano agli anni della Strategia della tensione. Non è finita. Perché in serata arriva il carico da novanta dell’Agcom che per il comizio elettorale a reti unificate del premier sanziona con 100mila euro ciascuno Tg2, Tg5 e Studio Aperto. La multa sale a 258mila euro per il Tg1 di Augusto Minzolini e il Tg4 di Emilio Fede, perché giudicati ”recidivi”.


Bagnasco, Napolitano, Montezemolo e Agcom, tutti che attaccano Berlusconi.
Sia ben chiaro, le cose che affermano sono sacrosante (visto il soggetto), però quello che mi chiedo è: Perchè ci han messo così tanto ad uscire allo scoperto? Queste (e molte altre a dire la verità) sono realtà che io e tantissimi altri come me (e anche prima) andavano denunciando, quando però Berlusconi era il cavaliere forte, quasi un Black Knight invincibile.

E' facile parlare ora, tutti sono capaci di attaccare il cavalier ferito.



lunedì 23 maggio 2011

Il trucchetto contabile di Tremonti per contenere Spesa Pubblica e Deficit



Tremoni e PDL sbandierano su e giù per l'Italia e in qualsiasi trasmissione televisiva l'obiettivo centrato di stabilizzazione dei conti pubblici. Se da un lato è vero questo, dall'altro bisogna vedere il perchè ciò è avvenuto.

Prima di tutto il sistema bancario italiano ha tenuto meglio degli altri, quindi sono venuti meno tutti quegli interventi che gli altri paesi (USA in primis) hanno dovuto fare per evitare il fallimento delle banche, trasformando il loro debito privato in debito pubblico. Fortunatamente noi non abbiamo avuto quest'obbligo, sennò a quest'ora la nostra situazione era tale e quale Grecia e Portogallo.

Seconda cosa. che purtroppo è passata inosservata e i politici di sinistra non citano quasi mai, è il trucchetto contabile che Tremonti ha utilizzato per ridurre la spesa pubblica e che utilizzerà fino al 2014.

Sia ben chiaro, è un trucchetto alla luce del sole lecito, legalissimo: è una scelta che è stata fatta. Trucchetto perchè è meno visibile delle altre e farà più danni.

La Spesa Pubblica è composta da varie voci tra cui una chiamata "Spese in Conto Capitale": sono le spese per gli investimenti a fini produttivistici, volte quindi a tratte un beneficio futuro (per capire meglio, è l'equivalente della spesa sotenuta da un'impresa in immobili o macchinari volti a produrre di più ad esempio).

Un esempio di spese in conto capitale lo potete trovare qui.

La riduzione di queste spese sarà molto elevata: si passerà da un 3.1% del PIL nel 2011 al 2.8% nel 2012 fino ad arrivare al 2.6% nel 2014.
A questo bisogna aggiungere poi il bassissimo investimento in R&S, sia dello Stato (0.6% del PIL, sia delle imprese (0.5%), il che comporta ad aumentare il divario fra noi e gli altri paesi europei e non.
Gli investimenti pubblici poi dal 2.1% nel 2010 all'1.6% nel 2014.
Per quanto riguarda gli anni passati, cito i dati(ISTAT) riassunti da MilanoFinanza:


Italia, spesa investimenti 2010 cala a 6,8% da 8,3%



La spesa in conto capitale è scesa nel 2010 al 6,8% della spesa totale dall'8,3% del 2009. Gli investimenti fissi lordi sono diminuiti del 16,2%. Lo rende noto l'Istat diffondendo i saldi di finanza pubblica per l'anno appena trascorso. "In sensibile diminuzione risultano anche i contributi agli investimenti (-14,2%) e le altre uscite in conto capitale, il cui importo si è ridotto di oltre 2,6 miliardi per il venir meno del rimborso straordinario riconosciuto alle imprese nel 2009 a fronte dei maggiori versamenti Irpef e Ires da esse effettuati, per effetto della mancata deduzione del 10% dell'Irap, nei periodi di imposta precedenti al 2008", spiega Istat.

Capito il trucchetto? Questa è spesa pubblica "nascosta", che se tagliata non ha effetti immediati e quindi non fa perdere voti (purtroppo!).

Gli effetti però nel medio-lungo periodo saranno devastanti: già negli anni 90 si era ridotta questa spesa e i risultati li vediamo tutti i giorni. Riducendola di nuovo, avendo già servizi scadenti (pensiamo solo alle scuole), andremo solamente a peggiorare la situazione.

Confindustria stessa è preoccupata da questi tagli, come si legge nel paper "Progetti Italia 2015" nel quale auspica un ritorno al 2.5% del PIL della quota per gli investimenti pubblici (pag. 41).

Anche Draghi mostra preoccupazione, soprattutto in questo punto:

Scontiamo scelte operate nei decenni precedenti, che trovano la loro sintesi nell'alto debito pubblico con cui abbiamo affrontato la crisi. Nel volgere di tre anni il debito è salito ancora, di 15 punti percentuali del PIL, al 119 per cento, non lontano dai livelli dei primi anni Novanta. Ma allora il patrimonio pubblico era maggiore, la popolazione più giovane, vi era la prospettiva che il costo del debito si sarebbe ridotto.

Le spese da tagliare sono altre, gli sprechi sono molti (anche di capitale umano poco produttivo). Il problema è che quelli sono tagli troppo visibili e una maggioranza debole come questa non se li può permettere.
Chi ci perderà, come sempre, siamo e saremo noi.




Questo sarebbe un vero PDL: Popolo della Libertà (Liberista)



Vi segnalo un (a mio giudizio) ottimo articolo apparso sul Sole di sabato firmato da Roberto Perotti in cui si descrive chi è un vero liberista e le differenze tra lui e i falsi liberisti libertari che oggi popolano il Popolo delle Libertà. Buona lettura.

La solitudine di un liberista. A Milano (come in Italia) destra e sinistra restano agli antipodi del mercato

Sono tempi duri per i liberisti. Niente illustra meglio il loro dilemma di ciò che sta avvenendo a Milano, dove sono costretti a scegliere fra uno schieramento storicamente agli antipodi della cultura liberista e un altro che occasionalmente vi si richiama ma nei fatti dimostra di esservi ugualmente estraneo.

Per un liberista è impensabile negare a qualcuno il diritto di praticare la propria religione in modo dignitoso; come tutti, un liberista ha a cuore l'ordine pubblico, ma non lo userebbe mai come scusa per sopprimere le legittime manifestazioni della libertà individuale.
Un liberista crede nella concorrenza, anche delle idee e delle culture; per questo non potrebbe mai allearsi con chi quotidianamente insulta e minaccia stranieri e diversi.
Un liberista crede nella libertà di scelta delle famiglie, ma non ha bisogno di denigrare indiscriminatamente la scuola pubblica.


Piuttosto, cerca di correggerne le tante storture con misure credibili e attuabili, invece di lanciarsi ogni due anni in improbabili riforme epocali, spesso ispirate da zeloti ideologizzati che pretendono d'insegnare due lingue a bambini di undici anni, mentre la scuola è nel caos perché il ministero si dimentica di emettere delle semplici circolari applicative e la ministra preferisce andare agli show televisivi per inneggiare al suo capo di Governo.
Per un liberista essere imprenditore significa chinare la testa e cercare di produrre e innovare: il vero imprenditore ha meglio da fare che cercare favori, sussidi, e soldi pubblici. Un liberista ha quindi poco da spartire con quegli individui, metà politici e metà imprenditori, che ronzano come api intorno alle aziende municipalizzate, alle fondazioni bancarie, alle grandi opere e a ogni occasione per fare qualche colata di cemento o organizzare qualche evento inutile, anche quando si potrebbe fare molto di più per i cittadini con molto meno.

Un liberista è spesso un personaggio grigio e prevedibile, soprattutto quando si tratta di amministrare la cosa pubblica. È molto sospettoso dei voli pindarici e delle "grandi visioni"; sa che spesso sono solo lo strumento per nascondere la mancanza di idee o di competenze per risolvere i problemi dei cittadini. Un liberista crede in un lavoro di sana, grigia ordinaria amministrazione che cerca di risolvere i problemi di tutti i giorni, anche se sono politicamente poco visibili.
Un liberista sa che le nostre città non hanno bisogno di Expo, che scatenano un esercito di parassiti, se non di delinquenti, e distolgono per anni soldi ed energie da un molto più oscuro ma più importante lavoro di risanamento dei quartieri esistenti, che riempia i buchi delle strade, tolga i graffiti dai muri e la spazzatura dalle strade, e faccia funzionare scuole e ospedali. Non hanno bisogno di Gran premi di Formula 1 o di Olimpiadi, ma di aprire e gestire le piscine perché i giovani possano praticare lo sport. Non hanno bisogno di convegni inutili, di kermesse pseudo-culturali, di nuovi musei su argomenti sempre più improbabili, ma di far funzionare i musei che già esistono e che spesso sono un imbarazzo per il nostro Paese.

Per questo un liberista è stanco di una classe dirigente che sembra ispirata a un senso di affarismo ossessivo, nel migliore dei casi ingenuo e infantile, nel peggiore interessato e indifferente al bene pubblico. Una classe dirigente per cui sembra non esistere problema che non possa essere risolto con il cemento, con qualche annuncio a effetto, con qualche privatizzazione di facciata, con qualche grande evento, o con qualche cordata d'imprenditori ben connessi.
A causa di questa infatuazione infantile per il cemento e per gli affari come panacea di ogni male, chi ci rappresenta all'estero si è trovato a lodare pubblicamente un dittatore perché ha avuto la fortuna, negata ai poveri governanti italiani, di poter costruire in pochi anni senza intralci un'intera città - con che risultati estetici e a che prezzo per i suoi sfortunati sudditi non sappiamo, e non interessa. O si è trovato a baciare la mano di un altro dittatore che ci prometteva di salvare una banca nostrana e di riservarci due commesse nel deserto.

Un liberista crede profondamente nella competenza individuale. Per questo è incredulo che ci si riempia la bocca di ricerca, scienza e tecnologia ma per motivi ideologici si possa nominare alla vice-presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche una persona che da anni propaganda tesi che appaiono insensate ed offensive verso intere categorie di persone e la cui designazione perfino Cesare Lombroso, patrono della pseudo-scienza e dell'oscurantismo, troverebbe discutibile. Per questo un liberista non si sente rappresentato da chi, invece che promuovere l'immagine del Paese nei consessi internazionali con proposte costruttive e competenti, lo scredita raccontando barzellette osé e facendo battute sul colore della pelle degli altri governanti, ed è troppo preso da altre faccende per rendersi conto che, a torto o a ragione, nel XXI secolo questo non si può fare.



domenica 22 maggio 2011

E se Fini fosse stato Bossi...





La sconfitta nelle Amministrative ha aperto una crepa all'interno della maggioranza, sia nel PDL, sia fra PDL e Lega, mentre il botta e risposta fra DX e SX continua a colpi di accuse più che di programmi elettorali.

Che Bossi e company siano i grandi sconfitti (esclusa Bologna) di questa tornata elettorale mi sembra palese e anche loro lo riconoscono, ma la colpa forse è stata data più a PDL/Moratti che a loro stessi. Questo comporta ad un ridisegnamento della maggioranza, in cui la Lega sicuramente chiederà riforme ed un potere decisionale/influenza maggiore. Oltre a questo, un cambiamento della linea politica aggressiva che ultimamente ha tenuto il PDL.

Una prima richiesta è stata quella di spostare due, forse tre, ministeri nella capitale del nord, Milano, che Berlusconi sembrerebbe (obbligato) ad accettare. Ovviamente la cosa non va bene agli altri PDL, il che aprirà ad altre discussioni.

Quello che mi chiedo è il perchè di questo differente approccio con Bossi, quando il suo comportamento è uguale se non peggiore a quello tenuto da Fini prima della rottura con Berlusconi.


Fini non approvava le politiche del Premier e molti dei suoi atteggiamenti (verso la magistratura ad esempio) e lo stesso sta facendo Bossi, perchè allora non lo caccia via? Forse perchè senza di lui non avrebbe più la maggioranza?

Ma allora così, di nuovo, fa i suoi comodi: Fini è stato cacciato perchè (dopo aver comprato qualche deputato) i numeri, di poco, ma li ha. Se però un addio rischia di far crollare il tutto, facciamo marcia indietro e mettiamo da parte tutti i presunti valori che Fini, come Bossi, avrebbe calpestato all'interno del partito.

Un altro patto, un'altra marcia indietro, un'altra presa per i fondelli ai militanti. Possibile che non ve ne accorgiate?



venerdì 20 maggio 2011

Perchè Grillo si dovrebbe schierare a favore di Pisapia



Che il Movimento a 5 Stelle non si schiererà ufficialmente con nessuno a Milano oramai è chiaro: Grillo lo ha ripetuto più volte. Che questa sia la scelta giusta, ho i miei dubbi.

Se da un lato resta fedele alle sue idee (i partiti sia di destra che di sinistra sono morti, i politici anche etc etc), dall'altro quel 3% di elettori che hanno votato il Movimento potrebbe essere l'arma in più (e decisiva) per mandare a casa una volta per tutte la Moratti e, chissà, aprire una crisi di governo.


Considerate le incertezze dei partiti di centro (UDC e soprattutto FLI), fossi in Grillo ci penserei bene prima di rifiutare uno schieramento anche solo "ufficioso" a favore di Pisapia (che, si badi bene, non è che mi piaccia molto, ma sempre meno peggio della Moratti).

“Guardando le posizioni degli attivisti sono principalmente se votare o no, ma in caso di voto molti si sono espressi per il centrosinistra”. “Io – spiega in conferenza stampa non andrò a votare perché ho la residenza a Segrate, ma se vivessi a Milano andrei a votare”.

Insomma, “nessun apparentamento con i partiti in vista del ballottaggio, anche se la vicinanza a Silvio Berlusconi “non depone a favore del candidato di centrodestra”. “Non siamo un partito ma una forza civica – spiega Calise – Ci interessa cambiare il modo di fare politica e avere una cittadinanza attiva. Ognuno dei nostri elettori sarà libero di scegliere come deve essere in una democrazia. Non serve un partito che dica loro cosa fare”.

Personalmente ritengo che a volte sia meglio schierarsi con un nemico meno "cattivo e pericoloso" al fine di sconfiggere il nemico più grosso. Mi sembra questo il caso.



giovedì 19 maggio 2011

Sgarbi è costato quasi 14000 canoni RAI





Lo show di Vittorio Sgarbi andato in onda ieri sera e subito cancellato per il flop di ascolti (8,3% di share) "Ci tocca anche Sgarbi" è costato circa 1.5 milioni di euro. Considerato che il canone RAI è pari a 110.5 euro, poco meno di 14 mila famiglie ha pagato inutilmente questa tassa.
E non aggiungo un certo Voyager...

Credo che questo sia l'esempio più lampante di come le tasse per pagare la spesa pubblica in Italia siano ingiuste perchè vengano sprecate per cose di questo genere, per stipendiare gli amici dei soliti noti.


30 anni, forse di più, che va avanti così, e in pochi sembrano averlo capito...



Ora abbiamo la conferma: l'AC Milan è strumento di propaganda


Pochi giorni fa ho scritto un articolo su questo anticipando solo quella che poi si è dimostrata la realtà dei fatti: la squadra AC Milan è anche uno strumento di propaganda. Se prima non lo era in modo ufficiale, ora lo è.

Questo è il comunicato stampa apparso sul sito dell'Associazione Italiana Milan Clubs:





"Cara amica, caro amico, abbiamo ancora davanti agli occhi l'ennesima, grande affermazione del nostro Milan che per la diciottesima volta ha conquistato il titolo di Campione d'Italia. Possiamo finalmente gioire per un traguardo che abbiamo costruito con passione in tante domeniche vissute insieme. Dal 1986 abbiamo festeggiato 27 trofei (8 scudetti, 5 Coppe dei Campioni, 3 Coppe Intercontinentali, 5 Super Coppe Europee, 5 Super Coppe Italiane, 1 Coppa Italia) ed oggi, dopo 25 anni, possiamo vantarci di aver raggiunto un risultato straordinario: il nostro Milan è il club più titolato al mondo e non è un caso che nei cinque continenti tutti conoscano Milano anche grazie ai nostri successi, segno tangibile di una gestione ambiziosa e vincente proprio come vogliamo sia l'amministrazione della nostra città.
In questi giorni in cui festeggiamo il nostro scudetto, si decide anche per il governo della nostra Milano. Il nostro presidente, Silvio Berlusconi ancora una volta, dietro le insistenze di tutti noi, ha accettato di guidare la lista del Popolo della Libertà.
Qualora tu fossi un elettore del centrodestra, domenica e lunedì, recandoti alle urne potrai votare facendo una croce sul simbolo del il "Popolo della Libertà" e potrai scrivere il suo nome "Berlusconi" nello spazio per la preferenza sulla scheda azzurra. Un gesto tanto semplice quanto decisivo per fare di Milano una città sempre all'altezza della nostra straordinaria squadra di calcio! Un caloroso ringraziamento per il tuo impegno al nostro fianco e...Forza Milan!"

Firmato dal presidente onorario dei Milan club Sandro Capitanio.


Che io sia un veggente??



martedì 17 maggio 2011

Le amministrative che sanno di ritorno al passato più che di futuro..



Se le Amministrative 2011 hanno dato un risultato certo e incontestabile è stata la sconfitta di Berlusconi e della Lega. La gente finalmente ha capito che così non si poteva andare avanti.
Il punto interessante è però che non siamo andati avanti per nulla anzi, siamo tornati indietro, ad un passato neanche troppo vicino, soprattutto al nord.
A Torino ha vinto uno storico democratico come Fassino, a Bologna ha vinto (come da pronostico) Merola, mentre a Milano c'è stata una vittoria temporanea a sorpresa (sinceramente non molto per me) di Pisapia sulla Moratti/Berlusconi.

E' stato a mio modesto avviso un ritorno al passato perchè, mentre per Fassino spero sia ovvio, Pisapia propone un programma già visto negli anni passati.

Qui potete vedere le sue proposte. E', in sintesi, un programma molto incentrato (se non totalmente) sulla spesa pubblica, sulla presenza dello "stato" e sul suo intervento: un classico programma socialista anni '70 per intenderci. Ovviamente questo comporta un aumento delle tasse.

Della Moratti/Berlusconi non parlo nemmeno, la realtà dei fatti la state vivendo quindi non c'è bisogno di aggiungere altro.

Appunto per Grillo: ottimo risultato soprattutto a Bologna, un po' inaspettato (questo sì) a Milano.

Terzo Polo: ora vedremo bene quale sia la loro strategia. Si schiereranno con Berlusconi perdendo la loro credibilità oppure decideranno una volta per tutte di condannarlo?

Lega Nord: condivido il discorso di Bersani. Sono stati con un partito che ha perso perdendo pure loro, spero che anche loro capiscano con chi si sono schierati e chi hanno dentro al partito. Un ritorno al passato pure per loro.


Vedremo poi come andrà a finire.


lunedì 16 maggio 2011

L'AC Milan è uno strumento di propaganda politica di Berlusconi?



Penso che molti di voi si siano posti questa domanda, soprattutto in questi giorni di elezioni che, fortuita coincidenza o meno, coincidono con la festa scudetto del Milan di sabato sera.

Premetto subito una cosa: come avrete notato, sono milanista quindi non ho nulla contro l'AC Milan, anzi, sono ben felice che il presidente compri giocatori.

Partiamo subito da una dichiarazione dello stesso Silvio Berlusconi:

Silvio Berlusconi non vede l'ora di cucirsi sul petto lo scudetto, che sarebbe il ventissettesimo trofeo della sua gestione, e spera che questa vittoria possa essere utile anche per le votazioni del 15 e 16 maggio.
Su quanto il calcio possa influire sulla politica il presidente rossonero ha dichiarato:'L'altra volta avemmo una diminuzione dei consensi perché ci fu la partenza di Kakà. E quindi mi auguro che se arriverà lo scudetto, questo potrebbe spingere magari qualche nostro tifoso a darci il suo sostegno'.
e ancora:

Lo scudetto al Milan vale 10mila voti per Berlusconi:

E infatti già prima della fatidica partita i vertici del Pdl esultavano: «San Siro vale cento piazze» affermava la milanista Paola Frassinetti, coordinatrice della campagna elettorale del Pdl. Mentre il coordinatore regionale Mario Mantovani prediceva: «Come per i successi del Milan, ci auguriamo che il premier possa continuare a raggiungere grandi risultati per il Paese».

Anzi, secondo alcuni esperti, fu proprio la cessione di Kakà al Real Madrid, due anni fa, a portare al ballottaggio l’attuale presidente della Provincia Guido Podestà. Pare infatti che su molte schede annullate fu trovata la scritta «kakà» in segno di protesta. Mentre nel 2001 la vittoria del sindaco Gabriele Albertini fu certa grazie alla ricca campagna acquisti che il premier aveva promesso. Ma potrebbero essere solo leggende metropolitane, anzi calcistiche.


Guardiamo ora ai numeri: i dati 2008 affermano che il numero di milanisti in Italia è 5.818.000. Il problema è che non tutti questi tifosi possono votare e prendere il numero esatto degli aventi diritto al voto è molto difficile.

Il mio ragionamento è questo: nel 2008 gli aventi diritto al voto erano 47 milioni 295 mila cittadini, su un totale di circa 59 milioni di abitanti. Circa l'80% quindi.
Considerata l'età media di chi va allo stadio (43 anni) è considerevole pensare che il numero di tifosi milanisti avente diritto al voto sia di circa 4 milioni 654 mila 400 (80% di 5.818.000).

I potenziali voti milanisti al presidente del Milan hanno un peso (potenziale ricordo) di circa il 10% sul totale. Questo porta a pensare ad un giustificato investimento a fini politici in questa squadra.

Giusto per curiosità, sono andato a vedermi le varie campagne acquisti negli anni del Milan in concomitanza con le elezioni politiche:


Elezioni politiche 1996 (21 aprile) --> campagna acquisti Milan 1995-1996: Baggio, Weah

Elezioni politiche 2001 (13 maggio) --> campagna acquisti Milan 2000-2001: Dida, Coco, Saudati, Roque Junior, Comandini, Redondo

Elezioni politiche 2006 (9-10 aprile) --> campagna acquisti Milan 2005-2006: Gilardino, Vogel, Jankulovski, Vieri

Elezioni politiche 2008 (13-14 aprile) --> campagna acquisti Milan 2007-2008: Emerson, Pato

Quella che ha fatto più scalpore è però quella di quest'anno, in cui il governo è entrato (e vedremo se lo sarà ancora dopo le amministrative) in una crisi mai vista prima, in cui c'è stato il voto per la fiducia e appunto le amministrative che, come ho già detto, assomigliano di più alle politiche.

Elezioni amministrative 2011 --> campagna acquisti Milan 2010-2011: Ibrahimovic, Rubinho, Boateng, Yepes, Amelia, Papastatopulos, Van Bommel, Cassano, Didac Vila, Emanuelson.

Curioso poi il fatto che le grandi campagne acquisti siano arrivate proprio le estati appena successive alle elezioni (quasi a voler ripagare la fiducia):

Estate 2001: Rui Costa, Inzaghi, Pirlo, Javi Moreno, Contra, Laursen, Umit Davala, Brocchi

Estate/inverno 2006: Olivera, Ronaldo, Oddo

Estate 2008: Zambrotta, Flamini, Ronaldinho, Shevchenko, Antonini, Borriello, Beckham, Thiago Silva

Quest'anno poi vi sono state le dichiarazioni di stima verso Cristiano Ronaldo e Messi appena prima delle amminsitrative (che tutti ricorderete).



Concludendo, io ho una mia idea e la terrò per me. Questi sono i fatti, ognuno poi darà il proprio giudizio


UPDATE 19/5/2011 12:22





domenica 15 maggio 2011

Berlusconi è consapevole di avere un partito mediocre






Si sta votando per le amministrative 2011 in molti comuni e città, anche molto importanti (una su tutte: Milano) e queste hanno tutta l'aria di essere una sorta di prova generale/ricerca di conferme da parte dei partiti coinvolti, PDL e PD in primis.

Si spiega così la presenza molto forte di Berlusconi soprattutto a fianco di Letizia Moratti, candidata a Milano. O forse no.

Berlusconi è sceso in campo, invitando gli elettori a scrivere il suo nome (essendo capolista lì) sulle schede elettorali perchè questo è un banco di prova e sa benissimo che il PDL da solo è tale e quale il PD, se non peggio: un partito mediocre e non sono il solo a sostenere ciò (si veda qui e qui ad esempio).

Gli esponenti del PDL hanno sempre vissuto alle spalle di Berlusconi e non sono in grado di vivere senza di lui, questa è la realtà e Silvio lo sa meglio di tutti. Che la Moratti sia un candidato quasi impresentabile spero si sappia, quindi, annusato il pericolo, è scesa in campo direttamente il grande capo per chiamare a rapporto tutti i suoi fedelissimi e, credo, vincerà ancora.


Il Premier utilizza il suo "appeal" verso gli elettori a lui più fedeli che riconosceranno nella Moratti il loro "Deus", votandola.

Cosa succederà però quando lui se ne andrà? Avremo due scenari possibili:

1) I politici odierni, dopo elezioni con astensionismo alle stelle, se ne andranno e lasceranno finalmente spazio a gente capace. Gli italiani si accorgeranno del disastro che hanno causato votando Berlusconi per così tanti anni.

2) Non cambierà nulla: salirà un'altra figura come lui e si ricomincerà tutto da capo, prima d ifinire allo scatafascio più totale (se non lo avremo già raggiunto).

Sinceramente spero che ci sia un tasso di astensionismo alle stelle, che quasi nessuno vada a votare. Questa sarebbe la vera vittoria, secondo me.


sabato 14 maggio 2011

L'assurdità delle proteste contro gli INVALSI

Tengono banco le proteste contro gli INVALSI nelle seconde superiori italiane: studenti, professori e sindacati si sono scagliati contro questo metodo di valutazione per i più svariati motivi. Cito dai dui link indicati:

Lanciamo un appello a tutti gli insegnanti perché si uniscano alla lotta degli studenti contro le prove ‘invalsì evitando minacce di ritorsione contro coloro che per una legittima scelta consegneranno in bianco in segno di protesta. Le prove ‘invalsì danneggiano la scuola pubblica, la qualità d’insegnamento e anche la condizione degli insegnanti e dei lavoratori della scuola. Perché dividersi?
.....
I problemi, di cui il MIUR sembra pervicacemente non volersi render conto, sono altri. Ci limitiamo a indicarne due. Il contesto in cui si colloca: le scuole, i docenti, il personale ATA sono in grave sofferenza a causa dei tagli e dell’opera di sistematica denigrazione di cui sono oggetto. Per queste ragioni, la FLC CGIL sciopererà, il 6 maggio prossimo.

Il secondo: una vera cultura della valutazione non può essere imposta a suon di circolari, di atteggiamenti gerarchici e autoritari bensì ha bisogno, oltre che di risorse, di coinvolgimento, di consapevolezza, di partecipazione degli attori coinvolti.

Non capisco il perchè gli INVALSI debbano danneggiare la scuola pubblica, la qualità d’insegnamento e anche la condizione degli insegnanti e dei lavoratori della scuola se sono un metodo per valutarla e, da qui, teoricamente cercare di migliorarla.

Il comunicato della CIGL poi è fantastico: far leva sui tagli per giustificare un risultato che visti i precedenti non sarà poi così positivo. Ecco, tra l'altro, è bene ricordare che i test (esempio, i PISA, quelli più simili agli INVALSI) furono effettuati anche prima dei tagli, con risultati (soprattutto in certe zone d'Italia) imbarazzanti.

C'è chi contesta queste prove dicendo che questo compito spetta già all'esame di maturità, senza contare però che non sempre i voti corrispondono alle reali conoscenze degli alunni come ho già mostrato (prendendo proprio i test INVALSI e PISA come riferimento).

Mi sorge il dubbio che attraverso queste prove si arrivi a mostrare apertamente la scarsità del sistema scolastico italiano e la scarsità (se rovesciamo: la capacità) di un numero X di professori che in questo modo verrebbero valutati più o meno indirettamente. Ricordo che:


Dal Regolamento dell’autonomia scolastica di cui al D.P.R. 275/1998 è possibile dedurre che i risultati sono ottimali quando l’insegnamento garantisce il successo formativo a tutti gli alunni. Garantire il successo formativo e garantirlo a tutti gli alunni è l’impegno fondamentale, caratterizzante, qualificante della scuola dell’autonomia.

Da una parte, occorre garantire il successo formativo, il pieno sviluppo della persona umana previsto dall’art. 3 della Costituzione ed inteso come piena formazione della personalità.

Dall’altra, è necessario che il successo formativo sia garantito a tutti gli alunni.

IL SUCCESSO FORMATIVO

Sancisce l’art. 3 della Costituzione che "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Garantire il successo formativo significa che tutti gli alunni debbono essere messi nella condizione di realizzare la piena formazione della loro personalità.

Al riguardo, è opportuno precisare subito che la Costituzione non parla di istruzione, e quindi di acquisizione di conoscenze, ma di "sviluppo", e quindi di educazione, di formazione. Non si tratta di fare acquisire delle conoscenze, di fornire informazioni, nozioni, saperi, ma occorre impegnarsi a promuovere la formazione delle capacità e degli atteggiamenti (2) che costituiscono le facoltà umane di muoversi, di parlare, di pensare, di immaginare ecc


Gli INVALSI sono un metodo per valutare questo, magari non perfetto al 100% ma che, come il metodo PISA, permetterà un'ottima visione dello status dell'insegnamento nel nostro paese.

La cosa curiosa è che siccome andiamo male siamo solo noi a fare così tante storie contro questi metodi, mentre nel resto del mondo li fanno senza casini come qui e, stranamente, sfornano anche giovani e studenti più preparati, chissà come mai.

E' un po' come Tremonti che contesta il PIL perchè dice che andiamo male rispetto agli altri e allora non va bene lui, non noi.


Mi rifiuto di commentare poi la lettera dei professori del liceo Mamiani che sbraitano (populismo) senza però proporre nulla (e, a giudicare dalle contraddizioni nella lettera, dire nulla).

Il fatto di valutare insegnanti e capire chi svolga bene il proprio lavoro e chi no è una strada verso quella che in questo paese sembra utopia, ovvero la meritocrazia. E' una strada, ma non ancora completa, infatti questi risultati porteranno a qualche polemica, qualche articolo di giornale e basta. Il passo successivo sarà quello di premiare chi è veramente bravo a fare il proprio mestiere e chi invece no. Suppongo che la maggior parte dei professori che protesta abbia paura di questo, sbattendosene dell'effetto che potrebbe (se lo si vuole davvero) avere sull'istruzione in Italia.
Un professore bravo, un istituto (pubblico o privato) sarà riconosciuto di ottima o pessima qualità e si spera premiato o penalizzato. Non vedo alcun male a fare ciò no?

Faccio notare inoltre che test simili agli INVALSI vengono già utilizzati per testare le lingue straniere (e chi li fa bene quelle lingue le sa davvero) e mai nessuno ha fatto tutto questo casino o mi sbaglio?

Segnalo altri post interessanti sul tema scuuola/istruzione e preparazione degli italiani:

La bassa e debole istruzione una delle cause della crisi in italia
 
 

Concludendo, segnalo inoltre due post fatti molto bene (consiglio di leggere anche i commenti, come questo ad esempio)): uno su NFA e uno su Leonardo (blog sull'Unità) che elenca una sorta di "Pro e Contro valutazione INVALSI" fatta in maniera chiara e ragionevole.



martedì 10 maggio 2011

Maturità: troppe lodi al Sud, pericolo per la meritocrazia



Si avvicina la maturità 2010-2011 e gli studenti si stanno preparando per affrontare uno degli esami (volenti o nolenti) più importanti il cui ricordo rimarrà per sempre nella loro memoria.
Ci saranno poi le solite "gare" fra regioni per vedere il livello di preparazione degli studenti a nord, centro e sud, seguite sicuramente dalle polemiche.
L'anno scorso, ad esempio, ci sono state molte lamentele per il numero di lodi date al sud, che hanno superato la metà del totale (2.191 studenti su 4.126 del totale): i voti sarebbe infatti troppo larghi.

Non so lì da voi, ma qui nella mia zona alcune scuole del sud sono famose per essere abbastanza facili (2-3 anni in uno ad esempio) e il diploma che, sulla carte, ha la stessa valenza di un diploma normale preso in 5 anni.

Tralasciando però questi luoghi comuni più o meno fondati, mi spiace dirlo per i colleghi studenti del sud ma effettivamente i voti sono troppo larghi. Mi spiace perchè questo è solamente uno svantaggio per gli studendi che sanno veramente e la lode se la meritano sul serio: assegnando troppe lodi, voti troppo alti immeritati non si fa altro che uccidere la meritocrazia e in Italia (ancor di più al sud), questa è già ridotta ai minimi termini come tutti sappiamo.

Per giustificare ciò che sostengo, vi invito a leggere i dati riguardanti alcuni test che si fanno alle scuole medie-superiori per vrificare l'effettiva preparazione degli studenti.

Il rapporto OCSE-PISA 2006 (che riguarda i maturandi dell'anno scorso tra l'altro) parla chiaro:

SUD E ISOLE ANCORA STACCATI - Gli studenti del nord-est hanno un punteggio di 520, seguiti da quelli del nord-ovest con 501, dal centro con 486, dal sud con 448 e le isole con 432. Estrapolando i dati, emerge che gli istituti tecnici del nord-ovest e del nord-est si collocano al di sopra della media Ue, dimostrando un livello di preparazione assolutamente migliore di quello dei loro colleghi delle altre regioni d'Italia. Secondo le prime analisi, i dati suggeriscono «l'immagine di una scuola che da un lato continua a non riuscire a coltivare le eccellenze, dall'altro assiste ad uno slittamento verso il basso del livello medio di prestazione degli studenti, almeno per quanto riguarda l'ambito della lettura
Nel 2003 la situazione era la stessa (dal sito degli Invalsi questa volta, tabella 3):


Se ancora nn bastasse, i risultati del test di PISA del 2009 confermano (se non aggravano) tutto ciò:

A livello regionale:
‐ per la matematica, si collocano sopra la media nazionale e alla media OCSE Lombardia (516), Friuli
Venezia Giulia (510), la Provincia Autonoma di Trento (514), Veneto (508), la Provincia Autonoma di
Bolzano (507). Il punteggio medio dell’Emilia Romagna (503) e della Valle d’Aosta (502) è significativamente
superiore alla media nazionale, mentre non si discosta da quella OCSE. Tra le regioni del Sud, gli studenti
della Puglia sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori: con una media di 488 punti non si discostano
in maniera significativa dalla media Italia e dalla media OCSE. Abruzzo e Basilicata si collocano invece sulla
media nazionale ma al di sotto della media OCSE;
‐ per le scienze, le regioni in cui gli studenti quindicenni conseguono un punteggio medio superiore
in modo statisticamente significativo rispetto alla media nazionale e alla media OCSE sono Lombardia (526),
Friuli Venezia Giulia (524) , Valle d’Aosta (521), Veneto (518) e le province autonome di Bolzano (513) e
Trento (523). Il punteggio medio dell’Emilia Romagna (508) è significativamente superiore alla media
nazionale, mentre non si discosta da quella OCSE. Al di sotto della media nazionale si collocano gli studenti
di Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna e Sicilia; tra questi, tuttavia, i risultati degli studenti
delle regioni Calabria, Campania e Sicilia appaiono particolarmente problematici.

Potrete trovare nel pdf che vi ho linkato sopra tutti dati per regione, ne copio uno tanto per rendere l'idea:
Dati alla mano, credo sia lecito sospettare dei voti (e delle promozioni tra le altre cose) troppo larghi in certe zone.

Questo, ripeto, danneggia tutti gli studenti che le lodi le hanno meritate sul serio per due fatti:

  1. A parità di voti, non ci sarà bisogno di giustificare un'assunzione (di un parente, amico)
  2. Essendo molte lodi immeritate, nel resto d'Italia, a fronte di una scarsa preparazione, ci sarà una sorta di pregiudizio verso tutti gli studenti, compresi quelli meritevoli

Tutto questo ammazza la meritocrazia, ed è proprio ciò di cui NON abbiamo bisogno. Mi auguro che quest'anno i voti saranno più conformi alle reali conoscenze degli studenti.


PS: sull'univesità non mi esprimo, ma basta vedere un paio di casi per sospettare che, in certe facoltà e certi professori, la situazione sia addirittura più grave.

domenica 8 maggio 2011

Perchè la crisi del Portogallo ci dovrebbe far preoccupare



Avevo già espresso questa mia preoccupazione in un commento su NFA e a quanto pare anche Phastidio (geniale la frase: "Un paese, insomma, che potrebbe diventare perfino l’Avatar dell’Italia se non procediamo al più presto con una manovra di rilancio e riforme vere") ha notato come Portogallo e Italia siano due realtà, seppur diverse in generale, molto simili in alcuni aspetti importanti e che la fine sarà simile se non iniziamo a riformare per bene il nostro Bel Paese.


Questa è la % di crescita del PIL di Portogallo e Italia (fonte: World Bank)






Il Portogallo ha anche una pressione fiscale minore rispetto al nostro paese (36,6% contro 43,3%, dati OCSE 2008) il che dovrebbe favorire i lraggiungimento del 3% di deficit nel 2013 (si può aumentare anche la pressione, non solo tagliare la spesa pubblica, cosa che qui da noi non si può e non si DEVE fare).

Un'altra similitudine (oltre a quella già segnalata da Phastidio riguardante i problemi del deficit di competitività) è il tasso di istruzione dei due paesi, che è abbastanza simile come avevo già fatto notare qualche tempo fa ed è uno dei fattori limitante per la crescita.

Il vantaggio è che da noi le banche hanno retto, quindi per adesso siamo riusciti ad evitare il baratro (ricordo che 12 dei 78 miliardi chiesti servono a ricaitalizzare le banche): se però non ripartiamo con riforme serie il rischio è solo quello di aver rimandato il nostro tracollo.

Non deve essere letto come un vero e proprio campanello d'allarme ma, per ora, solo come un richiamo, una sveglia che ci dica di alzarsi, rimboccarci le maniche e iniziare a lavorare su riforme importanti e concrete.



giovedì 5 maggio 2011

La Lega Nord che grida al Nord e cala le braghe a Roma..di nuovo


Bossi in comizio ha ribadito la sua contrarietà all'intervento in Libia: «Non va bene perché costa troppo - ha aggiunto - E poi se butti le bombe o i missili gli immigrati aumentano, scappano via tutti. Senza pensare che chi fa la guerra poi deve pagare magari per ricostruzione. Non è mai finita. Già una volta abbiamo pagato i danni della seconda guerra mondiale». Secondo Bossi «finora abbiamo speso 15mila miliardi delle vecchie lire per cercare di fermare quelli che partono dalla Tunisia, una cifra ingentissima, spaventosa. Le immigrazioni clandestine costano in tutti i sensi. Non va mica bene le guerra». Oltre ai costi elevati e al rischio di invasione di immigrati la guerra in Libia è da evitare perché non basterà l'intervento aereo ma per sconfiggere Gheddafi servono le truppe di terra. «Secondo me con gli aerei non vinci - ha detto Bossi - Gheddafi non lo sconfiggi così. Ha un sacco di armi nascoste nel deserto. Oltre che un sacco di oro in giro con cui si paga i militari che vengono dall'Africa. Se andiamo là a bombardare alla fine toccherà mandare le truppe di terra, se si vuole vincere. È meglio stare fuori dei pasticci».


il risultato è un misero accordo per “una data certa” di cessate il fuoco, anche se il ministro degli Esteri Frattini questa mattina ha cercato nuovamente di fornire ben altre motivazioni per giustificare il coinvolgimento italiano: “Una scelta obbligata che corrisponde non solo a doveri storici e morali, ma anche a specifici nostri interessi nazionali” che si traducono “nella consolidazione della presenza delle imprese italiane, che non possiamo far assorbire da altri Paesi”.

Resta, ed è la vera questione, la valutazione sui termini del voto di oggi: una “buffonata”, una “idiozia”, come l’hanno definita le opposizioni, che per il momento però tiene insieme il governo, anche di fronte alla palese illogicità dei termini. Un successo invece per Umberto Bossi: “Con Berlusconi siamo sempre amici, abbiamo anche questa volta trovato la quadra. E ora la Nato deve prendere atto di questa decisione del Parlamento”




Ancora una volta, la Lega Nord, che fa la voce grossa in Padania minacciando di far cadere il governo se non si accettano le loro condizioni, ha calato le braghe (ancora), accettando un accordo palesemente irreale (mi immagino Borghezio che va dai vertici della Nato a dire: "eh noi oggi non combattiamo più perchè noi della Lega ce lo abbiamo duro e abbiamo deciso così").

Parlo a voi leghisti: per quanto vi farete prendere in giro da questi che da tempo promettono certe cose in Padania e poi fanno l'opposto a Roma??




lunedì 2 maggio 2011

E se un Giovanni Paolo II beato ammazza Osama Bin Laden....





Forse potrebbe salvare anche l'Italia da politici che dicono simili idiozie come Michaela Biancofiore (PDL)

L’eliminazione da parte delle forze Usa dello sceicco del terrore Bin Laden all’indomani della beatificazione di Giovanni Paolo II può essere letta come un nuovo enorme miracolo per il mondo regalato dal Papa più amato che tanto tuonò contro la rete del terrore in particolare ammonendola con le parole ‘il male è accompagnato sempre dal bene’, volendo con ciò affermare che dietro il male spuntano sempre il bene e la giustizia universale, come dimostrato in queste ore».

Poi ci stupiamo di essere lo zimbello del mondo intero?


domenica 1 maggio 2011

Consumi in calo, risparmio in calo e inflazione: si mette molto male per gli italiani



Periodo molto difficile per gli italiani e continuerà ad esserlo guardando i dati. La ripresa stenta ad esserci e tutto ciò non fa altro che aumentare il divario fra noi e gli altri paesi (che già si stava delineando nel periodo pre crisi).

Vorrei proporvi un confronto di qualche dato riguardante le famiglie italiane per inquadrare meglio la situazione.

Questo è il grafico riguardante la propensione al risparmio delle famiglie (dati Istat):

Come potete notare, la propensione al risparmio delle famiglie (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) nel 2002 era circa il 18%, mentre nel 2010 si attesta circa al 12%.

Interessante anche uno studio di Confcommercio:

Secondo l'Ufficio Studi Confcommercio, in 20 anni il risparmio complessivo si è ridotto di circa 20 miliardi di euro. Se all’inizio del periodo per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23, oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di 10. [...]
La ragione di questa contrazione, purtroppo, è tutta dentro la prolungata riduzione del reddito disponibile delle famiglie. La gravità della stagnazione dei redditi nel periodo pre-recessione e la profondità della caduta dei redditi durante la recessione del biennio 2008-2009 si vedono meglio, dunque, attraverso la lettura delle statistiche sul risparmio rispetto a quanto emerge dalle valutazioni sulle dinamiche dei consumi. La dinamica del reddito resta comunque una determinate fondamentale. Come ci si può attendere, data la crescita della popolazione e la riduzione della propensione al risparmio, se i consumi pro capite in termini reali nel 2010 sono tornati ai livelli del 1999, il risparmio reale pro capite risulta inferiore ai livelli dei primi anni novanta, mostrando una riduzione percentuale di quasi il 60%.


Se da una parte il risparmio cala (e di molto), dall'altra i consumi stentano a ripartire. I dati del biennio 2008-2009 sono chiari:

”Con una riduzione media annua del 2,1% nel biennio 2008-2009, – scrive Confcommercio nel rapporto sui consumi 2010 – i consumi pro capite tornano ai livelli di dieci anni fa, ma le famiglie italiane, nonostante il perdurare della crisi e la riduzione del reddito disponibile, si sono dimostrate vitali e reattive: meno sprechi, più attenzione al rapporto qualità-prezzo e ricorso anche a quote di risparmi è stato, infatti, il comportamento di spesa adottato per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi”

Anche nel biennio 2009-2010 la situazione non è megliorata: i consumi hanno segnato solo un +0.7% (nel biennio 2005-2006 erano a +1.3%).

A differenza degli ultimi anni, quest'anno dobbiamo affrontare, oltre ad una crescita molto a rilento, bassa occupazione (soprattutto giovanile) e altra disoccupazione, anche l'inflazione, pari al 2.5% e molto probabilmente in aumento a causa degli aumenti dei beni alimentari, imposte e petrolio (benzina).



La conclusione è semplice ma importante: se il risparmio cala e i consumi di conseguenza calano, i soldi che vengono spesi sono frutto non solo del reddito ma anche di finanziamenti (e quindi sono spesi a debito) e di risparmi (da qui l'erosione del risparmio).

Questi non sono però abbastanza: i risparmi utilizzati non creano occupazione perchè non sono acquisti in più che la famiglia fa, ma servono a coprire (magari non tutte) le spese che prima venivano coperte solo con il reddito da lavoro.
I pochi investimenti poi che si fanno riguardano per la maggiore la casa:

Confcommercio ha infatti cercato di prevedere quali possano essere nel futuro i comportamenti delle famiglie, attraverso una ricerca in collaborazione con il Censis. Anche nei prossimi anni non c’è da aspettarsi grandi cambiamenti, con la preferenza verso investimenti immobiliari o liquidità. Un italiano su 3 (il 31,7%) dichiara infatti che indirizzerebbe i risparmi in immobili, contro il 29,5% che preferirebbe invece conservare la liquidità sul conto corrente.
Questo contribuisce a spiegare i prezzi alti (più alti rispetto agli altri paesi) delle nostre case. Il problema è che non vi è molto investimento nelle imprese, infatti è uno dei temi in cui si sta discutendo (vedi qui ad esempio) per cercare di migliorare questo fattore importante.



La ripresa in Italia avviene molto lentamente e questi dati sono un'ulteriore conferma di ciò. Considerate le prospettive (inflazione, disoccupazione/occupazione stabile, basso aumento dei redditi. maggiore pressione fiscale) la strada è ancora molto lunga e ci vorranno riforme serie e coraggiose per invertire la rotta.

Non bastano incentivi populisti e intimazioni a spendere e comprare di più.


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