lunedì 23 agosto 2010

Kulz: Studio Culturale dell'America a Beneficio della Gloriosa Nazione dell'Italia - Comunicato #1




This is Kulz speaking!

Come promesso, seppur partendo da un post ridicolo quotando Borat, scriverò (più seriamente) una serie di articoli sulla cultura e sul modo di vivere statunitense, sulla mentalità d'impresa di un paese per un europeo veramente nuovo e strano.

Sono da pochissimo in USA, di ritorno da un viaggio a dir poco estenuante, avendo sofferto una deviazione non prevista per un'emergenza sanitaria di un passeggero, costataci ben 20 ore di viaggio totali, portando lo sfasamento temporale a 30 ore di veglia (dopo 3 di sonno), 26 ore di sole (cosa abbastanza allucinante e deviante, ora capisco l'insonnia artica), e 4 pasti totali su due orari diversi sfasati di 9 ore, mescolando le carte a un metabolismo già abbastanza scombussolato.

Ora, dopo questa piccola parentesi personale, procederò non cronologicamente, indicando per punti ciò che più mi sta colpendo di questo paese, che a dir poco si può definire contraddittorio.

Piccola premessa: a prima vista la zona dove sto, ossia l'area della Silicon Valley, precisamente la città di Redwood City (che è già California "bene"), esteticamente non è molto diversa da una qualsiasi periferia milanese. Stradoni, auto, case, negozi, grandi stores, fabbriche, uffici, cartelli, semafori, highways, esseri umani in continuo spostamento, treni, stazioni... insomma, siamo pur sempre di fronte a un'insediamento umano.
L'occhio poco attento non noterebbe alcuna differenza.
E allora, dove stanno tutte le diversità?
La risposta è nei dettagli. Sono sempre stato dell'idea che la chiave di tutto sussiste nei dettagli, difficilmente i problemi o le soluzioni a detti problemi si trovano guardando le cose con sguardo molto "largo", ma si deve sempre analizzare gli spazi microscopici perché è lì che si trova il vero effetto della politica macroscopica. Soprattutto, la vita stessa si svolge per chiunque a livello microscopico. L'analisi sarà pertanto fatta alla luce dei dettagli, in modo da comprendere la "legge" che vi sta alla base, e dividere pregi e difetti, per capire veramente cosa farebbe bene importare in Italia/Europa e cosa è meglio che rimanga qui, in USA.

Quali sono dunque questi dettagli?

Dettaglio 1 - luci e ombre
Non si può non notare un vero e proprio alternarsi di cose "splendide" e cose "fatiscenti". Accanto a tecnologia all'avanguardia, dal wi-fi onnipresente, alla tv sat ovunque, alla digitalizzazione imperante, si trovano barboni, poveri, cartoni, obesità, case fatiscenti o mal tenute, sporcizia, odore di fritto... in un certo senso, quello che definirei con un termine che non vuole essere offensivo, ma che credo sia molto esemplificativo ossia pochezza umana, nel senso di "abbandono".
Ogni attraversamento pedonale ha un pulsante per la chiamata del verde, persino con altoparlante che indica la strada che si sta percorrendo, ma ciò non toglie che all'angolo c'è un cestino sporco, oppure una persona sola che cammina.
Abbandono dispersivo e solitario, cupo e poco stimolante. La tecnologia che permea ogni cosa, non è in grado di risolvere tutti i problemi della gente. Velocizza, rende pratico, aiuta, ma non conforta, e disunisce drammaticamente.
Ritornerò su questo punto, per ora, basti farsi un'idea così.

Dettaglio 2 - tutto è più grosso
Non solo di girovita si parla, ma qualsiasi cosa in America è più grande, o meglio più grossa, che rende maggiormente l'idea.
Se in Europa la Red Bull è da 25 cl, qua si compra al minimo in lattine da 33 cl. Se la macchina piccola in Italia è un'utilitaria, qua è un pickup. Se la pizza in Italia sta in un piatto, qua sta in un cartone da 1 metro. Se la salsa sulla carne in Italia è un cucchiaino, qua è un mestolo.
La gente gira in SUV sempre e comunque, le strade sono a 4 corsie anche se sono semplici statali. E si viaggia a velocità sempre elevate. Immaginate il traffico sulla tangenziale di Milano in orario di punta, costantemente più veloce.

Dettaglio 3 - forze di sicurezza
Prima sera: in 20 minuti avrò visto qualcosa come 5 pattuglie diverse in un'area grande come il centro di una cittadina (come potrebbe essere Borgomanero) di cui una ha fermato il nostro gruppo chiedendo dove andavamo, da dove venivamo, perché e in che modo. Ora, quanto può far sentire "protetto" il cittadino tutto ciò?
Personalmente, sarà che vedo le cose da un punto di vista particolarmente critico, ma la cosa non mi fa sentire per nulla al sicuro.
5 pattuglie in così poco tempo può voler dire solo una cosa: è necessario un controllo capillare al fine di prevenire una criminalità potenziale elevata e altrettanto capillare. Per quanto un poliziotto possa essere obiettivo e attento, non è detto che ci sia nel momento del bisogno.
Insomma, non ci si sente per nulla "safe". Aumenta invece il grado di preoccupazione del cittadino onesto, che giustamente, dopo una certa ora, non si fida ad andare troppo in giro.
Questo non può che rafforzare la mia idea che la repressione e l'ossessione del controllo non sono la via giusta per la prevenzione del crimine e per la sicurezza del cittadino.
Sarò un paranoico, ma la sicurezza è uno stato d'animo generato dai fatti. L'essere umano si sente sicuro se sa che i rischi sono pochi, non se ci sono tante soluzioni a tanti rischi. Concetto peraltro anche abbastanza economico. Preferireste investire in qualcosa che vi garantisce, pur essendo avvezzi al rischio, buoni guadagni con una certa confidenza nella riuscita dell'investimento e della performance dei vostri colleghi, oppure in qualcosa che potrebbe causare tanti danni usando un sacco di strumenti derivati e assicurativi per proteggervi? Quanto vale il costo-opportunità di un guadagno leggermente più elevato a spese di un'insicurezza maggiore?
Questo ragionamento questo paese sembra non farlo. E ciò che mi preoccupa è che alcune democrazie europee stanno seguendo questa stessa linea.

Dettaglio 4 - cards
In Usa, se non hai una card anche per andare al gabinetto non sei nessuno. Il mondo ruota intorno alle card. Assolutamente vero il fatto che pagare sempre e costantemente con credit cards garantisce che verso di te si abbia occhio di riguardo. Se provi a usare contanti per transazioni superiori anche solo ai 20 dollari il commerciante/commesso chiede insistentemente se possiedi la credit card e se vuoi usarla. E quando vai via ti guarda di traverso.
Riallacciandoci al discorso sulla sicurezza, questo è un punto che definisco positivo.
Auspico anch'io un mondo in cui il denaro contante non esiste o quasi. Lo considero uno spreco di risorse, una falsa sicurezza, qualcosa di non tracciabile.
L'uso di una credit card ovunque è tracciabile, sicuro, veloce, semplice, intelligente.
Un vero sistema di modernizzazione. Avere fiducia in un pezzo di carta con scritto un numero è concettualmente molto simile all'aver fiducia in un pezzo di plastica con un chip e una banda magnetica, solo che è molto più sicuro, semplice e pratico.
Importare una mentalità di questo tipo nel glorioso paese dell'Italia non sarebbe affatto male e sdoganerebbe una digitalizzazione di vari strumenti di vita comune che renderebbero molto più pratico, meno costo e cartaceo il nostro vivere comune, con grande risparmio globale e maggiore sicurezza.
L'idea che si possa venire controllati è a mio avviso una distorsione distopica alla Orwell. Parlando in termini moderni, ben venga, questo si che è controllo preventivo intelligente. Davvero previene un certo tipo di crimine. Alimenta il sistema creando legalità innata e sicurezza. Sicurezza peraltro autogestita, autofinanziata e autocontrollata. Mi tranquillizza molto di più delle 5 pattuglie.
Just my two cents, anyway.

Dettaglio 5 - meltin' pot
Per un europeo, essere bianco in America è qualcosa di impressionante. Nel senso buono sia chiaro.
Così a occhio, i bianchi che ho incontrato finora sono pochi. Mi sento quasi appartenente a una minoranza.
Prospettiva assai educativa per la nostra mentalità europea, e vecchia.
Il prossimo, l'immigrato, non è più tale, è un cittadino di un paese dove il colore della tua pelle non conta, ma dove conta la credit card che hai in tasca. Quanto può essere positiva questa mentalità? La storia degli USA è necessariamente costruita diversamente dall'Europa. Noi abbiamo tradizioni millenarie, la cosa più antica qui ha 200 anni.
Molti politici da noi sostengono che vanno conservate le tradizioni. Ora, fare qualcosa "per tradizione" dal mio punto di vista è svilente e acritico. Non stimola a pensare ma ad abbandonarsi. Per me è positivo girare per una città e vedere un ristorante cinese di fronte a uno thai, un grill di fronte a un ristorante italiano. Ci si sente in mezzo al mondo intero e, superato lo spaesamento dovuto al fatto di vedere gente "da ogni parte del mondo", si impara a guardare nell'occhio dell'altro come di fronte a qualcuno che può dare qualcosa, si comprendere l'essere umano come individuo.
Questo, sempre nei limite della ragionevolezza e del giusto convivere.
Quanto può essere "importabile" una mentalità del meltin' pot in Italia/Europa?
Secondo me a quello che percentualmente definirei un 30/40%. Ragionevolmente, io non supererei questa linea. Per l'Europa non essere del tutto un meltin' pot è un vantaggio. Ci permette di vincere su un punto: una cultura millenaria che supera il concetto semplice di tradizione ma forma un'identità per cui ci facciamo "notare" al mondo. Capacità derivate dal nostro esserci stanziati in un posto piuttosto che un altro, tante cose che pur non impedendoci di impare cose nuove rappresentano un po' il nostro "meglio".
Allora, perché servirebbe almeno un 30/40% di meltin pot?
Rischiare di perdere questa fantomatica identità per noi sarebbe uno svantaggio economico e culturale. Non abbiamo la storia degli USA e mai la avremo, ed è meglio che rimanga così. La nostra storia è un tesoro da difendere, ma non una tradizione a cui obbedire ciecamente. Tuttavia dobbiamo assolutamente sdoganare l'apertura mentale che qua impregna ogni cosa (pur con le sue ombre già citate e che tra poco spiegherò).
Una volta aperti al mondo e al nuovo noi europei potremmo diventare davvero di nuovo una potenza economica e culturale: baluardo della condivisione. Spiegherò meglio questo punto, dopo qualche incontro con le aziende, inserendo dettagli interessanti relativi alle tecniche di condivisione positive e più efficaci per noi europei.
Avere meno paura dell'altro, aprirci alla condivisione. Ho già vissuto in una vacanza studio in passato questa mentalità, di positivo meltin' pot strutturato "alla europea". Senza eccedere, ho vissuto settimane in cui ho imparato forse più che anni interi della mia vita. Qua in America questo concetto è un po' portato agli estremi con le conseguenti problematiche, anche abbastanza gravi e tuttora irrisolte e apparentemente irrisolvibili.
Avere una mentalità da costante "viaggio studio", da vero e proprio "studente" vita natural durante. Questa deve diventare la mentalità europea. Tornerò anche su questo punto.

Dettaglio 6 - youth culture
Di fronte a un positivo meltin' pot, pur esagerato nelle sue linee, la cultura giovanile americana mi stupisce.
Una standardizzazione dei costumi davvero impressionante impregna la vita dei ragazzi. Le storie che vediamo nei telefilm sui licei sono apparentemente tutte vere.
Se non sei appartenente a un qualche "gruppo" (vuoi i rapper, i jocks, le cheerleader, qualsiasi cosa) non sei nessuno. E vieni escluso, irrimediabilmente.
Questa è appunto la conseguenza dell'essere americano, del meltin' pot portato agli eccessi. Vi assicuro che può sembrare una banalità, ma non si nota così tanto finché non la si vede coi propri occhi. Vi posso assicurare che fa impressione, e fa riflettere moltissimo.
L'americano medio cerca una propria identità, inesistente.
La cerca in un cheeseburger uguale in 52 stati, in un suv, nella bandiera a stelle e strisce appesa fuori dalla casa.
Il giovane la cerca in un gruppo, psicologicamente non potrebbe essere altrimenti, data la natura dell'adolescente.
Il problema è che in questo modo si risprofonda in un pericoloso divisionismo culturale. Paradossalmente, cancellare tutte le barriere crea i presupposti per crearne mille altre.
Motivo per cui ribadisco l'importanza del meltin' pot ragionato "all'europea" che dovrebbe diventare la base culturale di questo secolo per un'Europa che vuole crescere di nuovo.
Se si parte da un'identità già presente, aprirsi al resto è solo un "di più" che permette di conoscere cose nuove, mentalità diverse, culture e nozioni nuove, pur lasciando l'individuo già dotato di un suo essere. Eliminando il pregiudizio si ottiene apertura, ma con la ragionevolezza del limite, per l'europeo.
Ovvietà? Forse, ma vi assicuro non è così scontato. Ce ne si rende conto guardando le politiche scolastiche europee, italiane in primis, confrontandole con quella che può anche essere una patologia della scuola americana. Siamo tutti e due sistemi "viziosi".
Dobbiamo fare un po' un "meltin'" delle nostre mentalità.
L'Europa tutta, soprattutto il glorioso paese dell'Italia, per farla breve, deve guardare un po' a un certo "nord" europa, che funziona, pian pianino, sempre più nel modo giusto.



Concludo con una piccola parentesi personale.
La domanda che spesso mi è stata posta, da professori, coetanei, anche giornalisti è stata: "ma tu vorresti rimanere là?" (in California, ovviamente)
La prima risposta, frutto delle primissime impressioni, ma già abbastanza ponderata, è negativa.
Come faccio fatica ad accettare certi eccessi tipicamente italiani, faccio molta più fatica ad accettare quelli americani.
Come ho già ribadito più volte durante interviste io ritengo utile per una persona il concetto del "viaggiare".
Un viaggio come questo è utilissimo e sarebbe un'esperienza che chiunque dovrebbe poter fare, a mio avviso.
Trasferirsi non cancella i propri problemi, le piccole paranoie, i nostri difetti, semmai li amplifica.
Oddio, nessuno vieta a nessuno che trovi un lavoro ben retribuito di trasferirsi per ottenerlo, se questo implichi un consistente miglioramento della qualità di vita.
Ma il costo-opportunità del trasferimento deve valere la candela.
Più viaggi e meno cambiamenti. Il lavoro del futuro dell'Europeo deve seguire questa prospettiva.
La mia opinione è che vivere con mentalità internazionale non implica il vivere necessariamente in altre nazioni e talora può essere persino controproducente.

Mi spiegherò meglio negli altri post.

Per ora è tutto, stay tuned!

Wawawiwa!!



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